La cooperativa Il Funambolo onlus gestisce una casa famiglia e atri progetti per l'adolescenza . Si occupa di problematiche adolescenziali, lì dove si verificano interruzioni del percorso evolutivo del giovane soggetto. Impostiamo il nostro lavoro considerando la struttura un setting terapeutico globale e facciamo riferimento alle teorie di Winnicott, Green e Chan. Seguono qui racconti e riflessioni di confine... fra chi lavora, come il lavoro gli vive dentro e qualcos'altro...
domenica 28 dicembre 2008
aforismi di una supervisione
C‘è un‘aspettativa di piacere. L‘aspettativa rinforza l‘energia.
La LIBIDO: energia che protende al legame fra gli uomini.
La pulsione di morte è dominante sul piacere: PIACERE TOTALE - TOTALE SODDISFAZIONE = MORTE.
L‘energia incontra il corpo e si fa libido. All‘inizio il bambino ha energia, ma deve essere rinforzata da una prerogativa (aspettativa) di vita che rinforza l‘energia.
Sul corpo l‘energia inizia a psichizzarsi. Prime rappresentazioni del piacere. NARCISISMO PRIMARIO.
L‘adolescente difficile ha una quantità di energia che inverte sul corpo. Quindi deve essere maggiormente rappresentata. Il corpo non la regge più. Scoppia nella mente come angoscia oppure esplode sul corpo. Ma il border line non andrà mai sull‘angoscia, perché non ha un sistema di rappresentazioni così strutturate da reggere l‘angoscia. Non hanno difese da questo punto di vista.
Il bambino può organizzarsi in assenza della madre con un incremento della motricità, oppure supplisce questa assenza con rappresentazioni. ma può solo tollerare l‘assenza per un tempo X. Dopo di che gli manca e si forma un buco. Assenza - psicosi bianca - madre morta. E lui non torna più come prima. Vuoto atmosferico.
Il border ha avuto troppa assenza, ma non così tanta da non avere energia.
C‘è energia ma questa energia non ha rappresentazioni.
Come fa uno ad avere aspettative di vita se non può rappresentarsele?
Nelle nevrosi attuali (seconda topica) non c‘è rappresentazione... non c‘è un tessuto che si può ricucire con la psicoanalisi classica. (associazioni)
Siamo nell‘ambito della governabilità dell‘ingovernabile, le passioni che annegano l‘io.
Se una cosa non può essere pensata neanche inconsciamente, allora non può essere neanche rappresentata. Viene dunque rappresentata dal corpo, scarica sul corpo. E il corpo allora è come se portasse un simbolo. L‘inconscio stesso può rimuovere nell‘inconscio... come se la rappresentazione venisse appena toccata dall‘inconscio e rimossa su livelli ancora più profondi.
Comunque l‘energia slegata deve essere comunque scaricata.
Rappresentazioni di piacere: MAMMA TU TI SEI DATA A ME? SI‘ E ALLORA IO POSSO ANCHE FARNE A MENO E CERCARTI ALTROVE- NO, E ALLORA IO VOGLIO MAMMA E MI CI FISSO.
Uno può fare a meno di qualcosa se ce l‘ha avuta. Border line: dovrebbe riuscire ad avere tanto per farne anche a meno. Ma il border line più ha più deve avere. Dovrebbe essere aiutato alla rinuncia. Ma prima deve avere il piacere.
IL NOSTRO LAVORO E‘ DARE PIACERE E RIUSCIRE A RAPPRESENTARSELO QUANDO NON C‘E‘.
CON IL TRANSFERT.
La passione subordina l‘io che deve fare qualcosa... ma quell‘io siamo noi perché loro l‘io non ce l‘hanno.
Noi viviamo in un mondo di rappresentazioni. L‘affetto che sta dentro e non ha rappresentazioni è il dramma dei border line.
Dunque le nevrosi attuali non possono rappresentare perché non possono staccarsi dal concreto e non si staccano dal concreto perché non ce l‘hanno avuto.
Noi curiamo con affetti che però si incrociamo con rappresentazioni. Solo affetti alleviano il dolore, ma non lo trasformano. Psicoanalisi applicata ad un contesto non psicoanalitico... trasformare il dolore, ma l‘assetto è quello psicoanalitico.
FAR SENTIRE IL DOLORE DELL‘ANIMA AL BORDER LINE E‘ IL PRIMO PASSO. Prima di trasformare il dolore bisogna farglielo provare e il dolore è una versione raffinata dell‘angoscia.
venerdì 28 novembre 2008
Aggiornamenti
I nostri collaboratori delle case famiglia stanno andando avanti con grande passione. Ogni tanto le riunioni si fanno di fuoco! Ma questo fa parte del gioco... poi arriva sempre il preconscio a fare il suo dovere e rimette ogni cosa al suo posto. Sicuramente le frustrazioni stanno sempre lì in agguato e ci aspettano dietro ogni angolo del lavoro. Ma credo che anche questo faccia parte di un percorso di crescita. Professionale? Sicuramente professionale, ma non solo. vedo ognuno di noi lavorare... facendo quel lavoro indispensabile al nostro lavoro, un lavoro sovradeterminato, come un lavoro che ci lavora dentro, un lavoro sul nostro fronte interno.
Per chi è arrivato da minor tempo forse, a volte, la casa famiglia sembra un grande sogno, qualcosa che ha una sua logica, in cui avvengono cose strane... e tutto sommato il mio consiglio è di continuare a passeggiare tranquilli in questo sogno. Anche se il mio augurio comunque rimane quello di svegliarsi ad un certo punto e farselo vivere dentro più e più volte questo sogno, anche arricchendolo di se stessi, facendolo sempre più grande.
Per quei nostri collaboratori che da tanti anni ogni giorno si prendono cura del nostro progetto bisogna solo dire di rimanere sempre col cuore a quei giorni iniziali e portare i loro pensieri sempre più i profondità.
Perché la passione non va mai persa, ma al tempo stesso ci siamo sempre trovati bene perché i nostri occhi si vivono il presente e si immaginano il futuro. E pensando pensando pensando abbiamo sempre fatto un buon lavoro.
Le novità....
Bè, Stefano oggi ha attaccato la luce nel nostro nuovo ufficio (il primo!!!!) nel quale ci sarà la possibilità finalmente di incontrarsi la sera per stare e riflettere insieme.
Nel mese di Dicembre si va, sotto Natale, a Tivoli e il 26 siamo ospiti in un agriturismo di San Gregorio. Chiaramente siete tutti invitati.
Per il nuovo anno stiamo pensando a rafforzare uno dei progetti di compagno adulto che abbiamo a Roma e sarei contento se qualcuno di voi potesse prendersi uno spazietto anche lì.
Altre cose per ora non mi vengono in mente...
Chiaramente sotto Natale ogni iniziativa di ricerca fondi che vi dovesse venire in mente è bene accetta...
Mentre per il resto ci vedremo tutti insieme verso la metà del mese di Dicembre per una cena quasi-natalizia....
Vi abbraccio tutti quanti e vi auguro un buon lavoro!
Tommaso
giovedì 30 ottobre 2008
qui
domenica 19 ottobre 2008
nuova veste
venerdì 17 ottobre 2008
Il comitato
il corpo, dagli abstract di catania
D. Le Breton
Funzioni psichiche e rappresentazionali del corpo in adolescenza. Periodo in cui, con il sopraggiungere della pubertà, l’adolescente si confronta con la nuova realtà del corpo sessuato.
Nuove sensazioni che non trovano rappresentazioni fantasmatiche. Questo cammino porta l’adolescente ad appropriarsi di nuovo criteri, nuovi strumenti che regolano le tensioni interne.
“Il corpo in adolescenza è il baluardo che rimarca i confini e il perturbante minaccioso insieme”.
E’ il punto di riferimento costante, ma al tempo stesso il limite stesso. Tutto può collassare sul corpo e trovare lì un ancoraggio alle angosce.
Si può dire che in queste forme di funzionamento “regredienti” si possono intravedere delle modalità transitorie di cui si avvale l’apparato psichico per riorganizzare il campo rappresentazionale. Dunque con una funzione evolutiva.
Carau Fusacchia
La pubertà è un crocevia. Un luogo dove si ritrovano le modalità dell’infanzia, che comincia ad essere passato, una futura identità adulta testimoniata dai cambiamenti del corpo, dai contenuti fantasmatici. Il crocevia evoca anche l’edipo. Nella pubertà si rivista questo scenario e anche per questo motivo la pubertà è spesso asse di riferimento per della patologia adolescenziale.
Nel crocevia convergono i nodi irrisolti del passato. Questo implica il concetto di posteriorità come elaborazione, lavoro della memoria e della coscienza che costantemente riprende e ricostruisce il passato per significarlo nel progetto.
Carbone
Rammentae, ricordare, imembrare forse...
Carbone
Tutto il nostro organismo è memoria. E non solo. Siamo memoria e abbiamo memorie.
Tre tipi di memoria negli esseri umani: rammentare, ricordare, rimembrare.
Nel ram-mentare ciò che viene ricordato è un codice digitale che può essere combinato con altri codici digitali in elaborazioni che sono la manifestazione della nostra razionalità.
Nel ri-cordare ciò che viene rievocato è una configurazione emotiva.
Nel ri.membrare ciò che viene rievocato è una sequenza motoria.
Sono memorie lontane dalla consapevolezza molto vicine ad una memoria somatica. Questo però vuole anche dire che se le possibilità di movimento sono ridotte da vincoli acquisiti non sarà possibile rimembrare certi movimenti.
In adolescenza, grazie alla tempesta ormonale, vengono riprogrammati alcuni schemi motori. I legami articolari sono più elastici, ed è dunque possibile tale riprogrammazione anche delle memorie articolari profonde.
E’ molto interessante riflettere sul come una cura fondata sulla parola rimetta in moto anche questo tipo di memoria. Il nostro linguaggio infatti per quanto arbitrario e espressione di una codifica digitale è anche incarnato in una voce.
Il linguaggio verbale e quello del corpo di fondano su due logiche differenti: il linguaggio verbale è portato di significati, si fonda sul codice digitale ed è discontinuo perché è arbitrario, quello del corpo si fonda sul gesto, è portatore di senso, e si colloca su un piano analogico e della continuità.
Il linguaggio, seppure è uno strumento molto potente nell’evoluzione dell’essere umano, “tradisce” quel senso che solo il corpo sembra portare. c’è sempre la possibilità di questo scarto, che il linguaggio, la parola, possa male interpretare, diacronia fra il senso e il significato, fra il corpo e la mente.
Ma rimane pur sempre la parola l’unico luogo possibile di una sicronia.
domenica 5 ottobre 2008
epocheonlus.org
Comunichiamo che finalmente abbiamo sulla rete un nostro proprio dominio. Il sito delle due case famiglia e del progetto di compagno adulto, del giornale di Lorenzo e del gruppo di lavoro di Epoché si trovano su http://epocheonlus.org...mercoledì 1 ottobre 2008
numero zero
venerdì 12 settembre 2008
martedì 2 settembre 2008
casi limite: dove parla il discorso latente?
domenica 31 agosto 2008
il gruppo e il piacere
sabato 23 agosto 2008
camping
giovedì 21 agosto 2008
ultime riflessioni
mercoledì 20 agosto 2008
il pranzo
martedì 19 agosto 2008
se stasera sono qui
lunedì 28 aprile 2008
diario
Sto guardando S. che taglia l'erba. Dio sa cosa gli si agita dentro. lui mettendo in ordine il giardino decide sulla casa... su qual'è alla fine la casa. Quella in cui puoi stare sicuro, in cui le cose, quando accadono, non fanno paura, ché c'è una mente che le pensa, che può mettere un argine a tutte le emozioni.S. passa con la sua macchina tagliaerba e lascia mucchietti regolari sul terreno ordinato. Se c'è un dosso spinge con le braccia e serio cerca di trovare il modo per far scavallare quell'attrezzo tagliaerba.Qui il sole riscalda appena, obliquo, sembra portar pace. C. sul dondolo e D. nell'ufficio a studiare... come fanno i grandi. M.... dov'è M...M. è andato a comprare la cipolla...Stasera pasta e patate per tutti!Ed io... avrei voglia di farmi una passeggiata... di fumare una sigaretta... ma non riesco a staccare gli occhi dallo spettacolo di questa fine giornata. Mi manca una persona qui accanto, e non vedo l'ora di vederla. Ma questi ragazzi... dio come sono coraggiosi!
domenica 27 aprile 2008
Nella fase di progettazione molto importanti sono la collaborazione con il comune di Oriolo e la provincia di Viterbo.
Per la vicinanza con Roma chiaramente negli anni la struttura è stata destinata soprattutto ai ragazzi della capitale, senza disdegnare però alcune collaborazioni con i comuni limitrofi.
L'equipe ha collaborato soprattutto con la giustizia minorile, formandosi con quei ragazzi di strada che commettendo reati attraversano il percorso delle misure alternative alla detenzione.
In questo senso la posizione della struttura, lontana dalle dinamiche della città, e un gruppo di lavoro molto preparato ci hanno permesso di specializzarci sempre di più con quei ragazzi che incontrano il penale come richiesta proveniente da un profondo malessere, spesso espresso anche come disturbo di personalità.
La struttura è organizzata con un modello famigliare, o meglio pensando i ruoli famigliari come funzioni e il campo relazionale come compo proprio di lavoro in cui sono posti operatori e ragazzi.
Non crediamo al modello affidatario che metterebbe la struttura in competizione con la famiglia di origine, e lì dove possibile cerchiamo di lavorare anche con il gruppo di origine del ragazzo.
Per contattare la struttura.
tel/fax 06 99838762curriculumepochè.doc
venerdì 25 aprile 2008
riunioni di equipe
L’equipe... le riunioni.
Riunioni d’epuipe.
Si raccolgono gli elementi sparsi durante tutta la settimana, dei ragazzi e degli operatori, di tutto ciò che è passato dentro, attraverso e nell’immediata vicinanza della cornice.
Si mette a confronto, dunque è il luogo principale dove nascono nuovi legami.
Meglio ancora nelle riunioni d’equipe nasce per la comunità la capacità stessa di legare.
Qualcuno ha detto che il reale ha un carattere sempre traumatico, il reale inteso come presente, come vissuto di ciò che accade nell’immediatezza del suo essere presente.
La riunione degli operatori invece permette, come momento di pensiero vissuto da tutta la casa, di distanziarsi dagli agiti, dalla loro immediatezza.
Questa capacità di distanza e di legame fa tutt’uno col pensiero, con lo spazio psichico necessario per creare un limite, io-non io.
Il gruppo degli operatori non interpreta, ma si fa contenitore dei pensieri dei ragazzi, lì dove gli agiti vengono collocati in uno scambio che è sempre portatore di significati. Questi pensieri contengono gli operatori e i ragazzi e divengono così fonte di trasformazione.
Tutto questo è positivo anche soltanto perché apre un universo positivo e dotato di senso, nel quale c’è uno spazio anche per il resto, per ciò che non era rappresentabile da un soggetto assoggettato alle ripetizioni e preso nella lacerazione.
Nelle riunioni settimanali si produce uno schermo verso la violenza caotica delle pulsioni.
Quando diciamo scambio significativo, ciò che viene ripreso e pensato in riunione, intendiamo innanzitutto e per lo più ciò che provocano i ragazzi negli operatori, tutto ciò che muta e ogni modo col quale i ragazzi si rapportano alla cornice.
La cornice è ciò che viene ristrutturato, verificato, ripensato e adattato durante la riunione. La cornice infatti viene usata dai ragazzi difficili come strumento per dare significato.
Viene dunque vissuta come stabile, ma deve essere anche variabile se vuole accogliere il cambiamento. Però se lo è troppo e in modo caotico raggiunge una sorta di punto di sutura oltre il quale viene vissuta come perturbante e dissociante.
(sempre liberamente tratto da “La questione psicotica in adolescenza” Barannes.)
la casa famiglia
La casa...
Cerchiamo di spiegare in sintesi e seguendo alcune indicazioni tratte da un saggio di Descargues -Wery, di cosa si parla quando si immagina il lavoro degli operatori in casa famiglia e la tipologia dei ragazzi che noi ospitiamo.
La casa famiglia innanzitutto è un’istituzione. Risponde a certe regole e ne ha di sue proprie, un proprio regolamento istituito per il suo fine. Vista da un adolescente, pensando al rapporto che questo ha con la regola, i regolamenti, le istituzioni appunto, la casa famiglia fa parte del mondo dei grandi, degli adulti.
Ma come ogni istituzione è appunto una cornice di vita. E’ un ambiente appositamente creato per adolescenti che soffrono. Lo scopo della casa famiglia è quello di aiutare i ragazzi a cercare altri tipi di risposte alle loro difficoltà.
Queste difficoltà provengono sia da una realtà diventata intollerabile, quanto dalla criticità stessa propria dell’adolescenza. Sono situazioni che si configurano spesso come veri e propri breck down o scompensi psicotici, quando non finiscono invece per strabordare nel contesto sociale divenendo devianza.
Anche l’istituzione comunque, pensiamo alla scuola, può diventare luogo di esclusione, andando a innestarsi su quel vissuto di estraneità che provano i ragazzi. Il problema è che questa estraneità, l’altro perturbante, può sfilacciarsi, assottigliarsi fino a divenire rottura ed essere intollerabile. L’adolescente si trova a doversi difendere da questo vissuto di lacerazione che gli impedisce di essere pienamente un soggetto. Le difese più frequenti sono chiaramente il diniego della realtà piuttosto che il passaggio all’atto.
E non c’è da stupirsi, perché attraverso queste soluzioni gli adolescenti mantengono vivo il loro stesso sentimento di esistenza.
Dunque un’istituzione dovrà:
1. Rendere tollerabile una realtà (fornire una cornice)
2. qqProporre degli obiettivi con i quali gli adolescenti si confronteranno.
3. Offrire l’occasione di vivere delle esperienze attraverso le quali sperimentare le loro nuove capacità.
Tutto ciò per farli riappropriare di quella parte di sé vissuta come estranea.
Trasformare il pulsionale in un elemento utilizzabile dalla psiche.
Offrire dunque delle mediazioni - come deviazioni possibili - che contengano l’emozione e che la trasformino in un elemento utilizzabile. (il pensiero).
Continua la Descargues-Wery ricordando che tutto ciò, il senso della realtà, si costituisce in un primo momento tramite le cure materne. Attraverso questi scambi si differenziano il dentro e il fuori e inizia il processo di individuazione.
Il punto dunque è che in adolescenza il processo viene rimesso in gioco e l’identità vacilla.
Il passaggio obbligato che fa ogni ragazzo è quello di rivolgersi ad un fuori per cercare ciò che dentro gli manca, mentre ravvisa nel cambiamento un elemento perturbante. In casa famiglia si gioca questo dentro fuori e tutto ciò che l’adolescente vive come fuori di sé nella cornice della struttura, partecipa alla costituzione di se stesso come soggetto.
In ballo è, come ben si capisce, non la crescita intesa in senso lato, bensì il soggetto stesso, il processo di soggettivazione.
Pensando in termini di soggetto e di sue rappresentazioni - ripensando a schopenhauer dunque - la realtà esterna non va concepita ad una sola dimensione, E’ anche tutto ciò che non trova spazio nel pensiero che pensa la realtà, l’intollerabile, il fondo oscuro, ma che in quanto tale diviene resto ed entra comunque nel gioco dialettico io-non io.
L’istituzione è un non io che deve costituirsi come metafora, e quanto più possibile nel suo funzionamento vicino e simile a ciò che manca alla psiche degli adolescenti.
La funzione contenitiva è assunta dall’equipe he “opera affinché i contenuti distruttivi dei nostri pazienti vengano trasformati, attraverso varie attività che accolgano i loro sintomi e attraverso aperture diverse alla ripetizione”.
“la psicosi è la malattia del fallimento dell’ambiente” Winnicott.
Non si tratta dunque, come fa notare l’autrice, di sostituirsi ai genitori in una sorta di progetto riparatorio, cosa che creerebbe atteggiamenti di dipendenza contrari alle possibilità evolutive.
Si tratta di aiutare gli adolescenti ad affrontare la realtà, il qui e ora.
Gli psicotici attaccano i legami e proiettano nell’ambiente tutta la loro angoscia. Gli operatori individuando le scissioni restituiscono ai ragazzi i loro agiti in un altro modo, tramite le parole e i pensieri. In poche parole a volte si ha l’impressione di lavorare come se si aiutasse i ragazzi a famigliarizzare con la realtà.
Cominciando dal fatto che questa ha più dimensioni e può essere vista da più sfaccettature, liberando un pensiero incatenato, costretto.
Dunque, come prosegue l’autrice, si tratta di aiutare i ragazzi non tramite l’interpretazione quanto piuttosto tramite il dialogo.
Gran parte del lavoro in casa famiglia con gli adolescenti si fa aiutandoli a mettere in scena contenuti non rappresentabili per loro che tramite un atto.
Più di consegnarsi ad una serie di agiti bisogna dare atto e prendere atto, in un lavoro d’assunzione di responsabilità e memoria.
Il lavoro dei responsabili consiste nel rielaborare gli eventi tramite una serie di significazioni possibili, che aprono uno spazio di pensiero riaccessibile, prendendo al tempo stesso le distanze dall’evento.
In questo gioco la capacità di accogliere gli affetti ostili rassicura il ragazzo e gli permette di costituirsi uno spazio separato.
Gli operatori hanno un effetto narcisistico importante.
Accompagnando il ragazzo nella quotidianeità sono testimoni e fattori importanti nel processo di individuazione.
Gli operatori sono anche presenti nelle riunioni con i genitori, che se si presentano cariche di aggressività, la capacità dell’operatore di raccogliere anche il sentimento ostile rassicura il ragazzo.
