venerdì 25 aprile 2008

casa famiglia per adolescenti difficili e condizioni limite





Aquila.
bozza per una lezione all’università


Iniziamo facendo una distinzione fra tre piani:

1.  quello delle strutture che lavorano con adolescenti.
2.  quello degli operatori che svolgono il trattamento.
3.  quello vero e proprio dell’adolescente che commette reato.

La tesi che mi propongo di dimostrare è come questi tre piani siano assolutamente collegati fra loro e si incontrano e si giustificano tutti nella struttura di personalità dell’adolescente.
Innanzitutto cerchiamo di aprire una parentesi su che cosa intendiamo quando parliamo di “trattamento” di questo tipo di adolescente.
Pensiamo al trattamento in termini politico-economici, come sostantivo derivato del verbo trattare. Trattare vuol dire un lento, minuzioso, tendenzialmente democratico, processo di mediazione. Si tratta fra delle parti per cercare un compromesso... a volte un trattato di pace. Il trattato di pace è anche una resa, un segno limite che stabilisce ì confini e finisce per riattivare la storia.

Invece, arrivando a descrivere questo tipo di adolescenti, iniziamo col dire che sono adolescenti che commettono reati.

Winnicott differenzia nella tendenza antisociale fra il reato e la distruttività.

Nel reato c’è sempre, secondo lui, una speranza, una richiesta di cure. Potremmo anche dire che quelle cure sono nello specifico cure materne, se pensiamo che ogni bambino ha il diritto di richiedere la mamma. E ne ha il diritto perché è stato lui stesso a creare la mamma, se pensiamo al periodo in cui questa ha risposto alle richieste del figlio in un  momento in cui per lui mondo interno e mondo esterno non erano ancora sufficientemente separati.
Ciò che lui ruba è ciò di cui ha bisogno, ma più del contenuto rubato è la speranza di cure ad essere al centro dell’attenzione.

Qui è importante dire che per questi adolescenti le cose non sono andate sempre male. Se c’è questa speranza c’è anche il ricordo di un qualcosa, di un certo ambiente di cure, che all’inizio è stato sperimentato in maniera tendenzialmente adeguata.
Quella madre sufficiente mente buona di cui parla Winnicott, per capirci.

Quest’ipotesi interpretativa può essere legata con l’interpretazione che fa Novelletto. Questo vede nel gesto dell’adolescente violento una Fantasia di Recupero Maturativo, nel senso che nel gesto antisociale violento, l’adolescente ha la fantasia (inconscia) che magicamente si possa superare l’impasse evolutiva in cui è venuto a cascare. Come se da un certo momento in poi qualcosa di negativo ha interrotto questo processo di cure e le cure materne sono magicamente cercate, nonché l’evoluzione magicamente rimessa in moto.

Per quanto riguarda la distruttività Winnicott fa l’ipotesi che venga richiesto ad un’autorità esterna di dominare, di controllare, qualcosa che l’adolescente non riesce a tenere sotto controllo.
Questo punto è un pò più complesso.
Teniamo a mente due cose:
1.  Innanzitutto c’è da dire che più un aspetto di ricerca di cure, dunque di piacere, un piano libidico, e l’aggressività sono fuse, vanno insieme, più il problema è profondo, perché implica una difesa primaria. Cioè si va a cadere su una problematica che ha origine quando il bimbo era veramente piccolo. L’aggressività è una difesa primaria in questo senso.
2.  E’ inutile proporre una terapia individuale per questi adolescenti, perché ciò che questi chiedono è una risposta dall’ambiente. E noi dobbiamo iniziare proprio andando incontro a questa richiesta.


Adesso vedremo perché l’ambiente è tanto importante.

Cos’è che non riesce ad essere controllato? Perché qui è il punto.

C’è qualcosa vissuto come minaccioso e al tempo stesso terribile, vissuto nel proprio mondo interiore, che costa fatica riuscire a controllare... evidentemente è qualcosa che non può essere detto dal ragazzo, o rappresentato, qualcosa che viene solo percepito interiormente.
Quello che possiamo fare è negarlo radicalmente: allora l’adolescente muoverà i primi passi verso il diniego della realtà, preludio di ben più gravi psicopatologie. In una parola, ammattisce.
Contattarlo è impossibile, perché vorrebbe dire avere questa capacità di legare e verrebbe ad essere rappresentato qualcosa che ci porta dritti alla depressione.
l’unica cosa che può fare è una sorta di drammatizzazione del vissuto interiore per poi buttarlo fuori nella speranza che un’autorità esterna possa controllarlo.

Vedete, c’è ancora in qualche modo una richiesta, ma questa volta di un’autorità esterna di controllo. Come se il fuori sopperisse ad una carenza del dentro, o meglio della divisione dentro fuori, soggetto-oggetto.

Qui facciamo attenzione, chiamiamo questo qualcosa di minaccioso contenuto psichico. Per contenuto psichico si intende il contenuto di una mente...siamo dunque alle prese con una mente che soffre.
Questo contenuto è qualcosa di non legato. Per capirlo dobbiamo andare dal bambino piccolo e chiedergli cosa succede. Perché tanta distruttività in questo caso.

Prendiamo un bimbo intento in qualche suo gioco (da un esempio fatto dallo stesso Winnicott), mentre ad un certo punto i genitori iniziano a litigare violentemente.
il bimbo che non riesce a capire e prova paura, paura che i genitori lo abbandonino, che fanno così perché lui è stato cattivo, che in realtà questa aggressività è la sua e possa far male alla mamma, comunque quello che il bimbo fa è prendere su di sé questa situazione traumatica e per intero introiettarla.

Ora questo contenuto della sua mente non sarà pensabile, si dice che non è stato simbolizzato, non potrà essere rappresentato, ma non per questo scomparirà.
Il bimbo è abituato in questa fase a pensare che dentro di lui c’è tutto il bene e fuori tutto il  male. Dunque quando questo contenuto non sarà più controllabile verrà espulso fuori di sé.
Vediamo bambini e adolescenti alle prese con la fatica di gestire questo tipo di contenuti slegati, scissi, impiegare tanta loro energia da non averne altra a disposizione per ulteriori attività.
E qui segue quanto dicevamo prima.
Attenzione perché le seguenti cose sono fondamentali:

1.  Ogni contenuto dovrà essere legato, cioè: la mente-psiche, ovvero il pensiero, funziona facendo legami ( il Logos vuol dire, legare-pensare-raccontare e questo la dice lunga). Il legame fondamentale a cui è chiamato l’io come istanza psichica è quello di presiedere la distinzione fra il dentro e fuori.

2.   E qui il secondo punto ci riporta ancora all’ambiente, come ciò che ad un certo punto ha fallito, ha fatto soccombere quello spazio che naturalmente è concesso al soggetto.

3.  Inoltre, questo contenuto genera rabbia... è una rabbia che fonda le sue radici su un’angoscia d’abbandono... quello che i nostri ragazzi faranno in continuazione, per lo meno in un primo momento, in comunità.

Dunque: LEGAME/RAPPRESENTAZIONE
AMBIENTE (STABILE)
ABBANDONO (COME PROVA DEL LEGAME)


Tutto questo è un tentativo di descrizione, mi rendo conto un pò limitato, ma sufficiente, della psiche dell’adolescente. La comunità, come cornice, dovrà tenerne conto ed essere strutturata in un modo tale da poter percorrere queste linee giuda. Non sarà dunque un caso che le due cornici coincidano. L’una dovrà richiamare l’altra.


Ciò che dobbiamo aver chiaro è che qui non è in gioco un semplice conflitto fra istanze psichiche, ma qualcosa di ben più radicale.
C’è un’istanza, quella dell’io, che non è completamente in grado di padroneggiare il mondo interiore, proprio per questo fallimento dell’ambiente. e un contenuto di questa mente, vissuto come una minaccia da espellere con rabbia, rabbia che affonda e vuole al tempo stesso essere salvata dall’angoscia d’essere abbandonati.


Pulsioni...

Il punto da capire è che queste condizioni limite funzionano in un modo del tutto particolare.
Ciò che costantemente è cercato dall’umano è una condizione di piacere. C’è in principio un’energia che passa attraverso il corpo. Questa energia si fa pulsione e deve essere scaricata. Per essere diretta versa la realtà esterna ha bisogno di una rappresentazione. Questa energia ha come obiettivo il legarsi.
e deve avere questo obiettivo perché ne va della possibilità che questa pulsione, questa energia libera, sia riportata all’esterno e se ne faccia qualcosa, sia scaricata anche più semplicemente.
Ora il punto è che questa mancanza di rappresentazione, come un’angoscia solo avvertita e inespressa è una condizione terribile, in cui si manca la possibilità di esistere come essere umano.
Segna una condizione limite.






 

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