mercoledì 24 marzo 2010

La palestra

In questo ultimo periodo, oltre ai cantieri di pensiero già aperti, su Capranica e il compagno adulto in II municipio, ogni tanto penso anche ad una bella esperienza che stiamo facendo in Comunità. Abbiamo iniziato a portare i ragazzi in una palestra di MMA. Cos'è MMA? Io non sono un esperto, ma provo a dare un'idea. MMA sta per Mixed martial arts. Un insieme di arti marziali come il Brazilian jiu jitsu, la boxe Thailandese, etc... La mia percezione è che sia una lotta molto disciplinata, parte della quale ricorda molto la greco-romana, molto disciplinata dicevo, ma che non si ferma a nozioni tecniche e invece mette molto in gioco il corpo e il contatto fisico, con se stessi e l'avversario naturalmente. Ora mi verrebbe da dire che in palestra, per come vedo le cose, i ragazzi ci vanno anche per sfogarsi, ma il nostro obiettivo non è solo quello "economico", il che ci farebbe fermare ad una scarica fisica un pò forse fine a se stessa. I nostri ragazzi già funzionano così e questo è il problema piuttosto che la soluzione. Lavorare solo su questo significherebbe quasi paradossalmente esasperare un sintomo. Questo rapporto con il corpo invece è molto interessante in adolescenza, partendo dal presupposto, messo i luce da molti autori (Gutton ad esempio, ma pensiamo a tutta la psicoanalisi dell'adolescenza), che il copro che cambia in pubertà sia il primo fattore di cambiamento e forse il più perturbante. Sul corpo in adolescenza, soprattutto quando l'adolescenza si blocca o semplicemente rimane bloccata nei suoi vicoli ciechi, ci passa il linguaggio stesso, il simbolico, un modo di esprimersi o di esprimere, scaricandola, la tensione di ciò che non trova parole. Dall'altra parte sta la rappresentazione, la possibilità di legare l'affetto a delle parole, o ancora meglio proprio la possibilità di rappresentare qualcosa, differendo nel tempo la sua realizzazione. La fantasia ad esempio. La preparazione alla palestra, i giorni fra una lezione e l'altra, la passione per questo sport che diventa la ricerca del video su youtube, piuttosto che il guardare la tecnica del "campione" di turno... tutto questo che fa parte e non fa parte dell'allenamento fisico, sicuramente ricade pienamente nel nostro lavoro di comunità. Poi il gruppo, perché in palestra ci va il gruppo di ragazzi... Il gruppo è messo alla prova sulla continuità rispetto all'impegno preso, sul confronto con gli altri ragazzi e su un'identità che in palestra i ragazzi sentono forte. Anche il momento dello spogliatoio e della preparazione diventa, per noi, un bel momento di gruppo, o il momento, alla fine della lezione, dove potersi scambiare commenti, impressioni, dove prendere l'altro come colui con cui ti sei allenato e hai condiviso un'esperienza. E' il muscolo stesso a sottolinearlo, a sottolineare il dato reale di ciò che è appena stato, mentre tutti insieme ripensano all'ora appena vissuta. MMA è uno sport violento. Io non credo e penso inoltre che i nostri ragazzi sentano il contatto nella lotta come qualcosa che li mette alla prova realmente, ma senza mai farsi male, nel rispetto che c'è tra chi combatte. In tal senso mi viene in mente l'ultimo passaggio della lezione, che ha dal principio rapito la mia attenzione. Si sta in circolo e uno ad uno si passa davanti al compagno stringendogli la mano e ringraziandolo, perché se ci si è allenati è proprio grazie all'altro. Interessante, in conclusione, partendo dal presupposto che la mente funziona come un gruppo, è questo gruppo un pò primitivo magari, ma che si forma sull'appartenenza e che rappresenta un passo avanti nella logica di un funzionamento gruppale della psiche. Lì dove i nostri ragazzi invece vivono la sofferenza di un funzionamento mentale simile ad un gruppo che non comunica, in anonimato, e sempre slegato fra le sue parti. Mi piacerebbe approfondire questo argomento, questa nuova esperienza di cui i ragazzi ci onorano. Mi piacerebbe portare tra qualche tempo qualcosa di più elaborato e presentare magari alle altre comunità questa esperienza.

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