domenica 31 agosto 2008

il gruppo e il piacere

Alla fine dal campeggio siamo tornati, Francesca ed io perlomeno... i ragazzi sono ancora lì con gli altri di noi che facevano due settimane.
Che dire?!
Questi primi sette giorni sono andati bene... non ci siamo limitati a far vacanza... e quando mai! Possiamo dire d'avere anche molto lavorato con i nostri ragazzi.
E' sempre così in qualche modo. C'erano i gruppi delle due strutture insieme e questo stare insieme ha funzionato... ma solo lavorando sulle modalità e sui riferimenti teorici di ognuno di noi. Le strutture hanno regole simili, ma se due cose fossero proprio la stessa cosa non sarebbero due. Fortunatamente ci sono state diversità. Credo che vedere i grandi legare fra loro (c'è da dire che noi siamo anche tutti amici) fa bene ai ragazzi. I momenti più critici sono stati infatti proprio quelli in cui noi non eravamo d'accordo e magari c'è voluto quella mezz'oretta di riflessioni e discussioni in comune per sbloccare una situazione. 
Questi credo siano momenti molto importanti, nei quali i ragazzi non solo acquisiscono un metodo, chiamiamolo democratico, di decisione, ma il gruppo lavora facendo da modello alla nascita di un altro psichismo dei ragazzi.
Mi spiego meglio.
L'adolescente al limite funziona come un gruppo che non comunica. Diciamo semplificando che la parte che sa le cose non parla con la parte che vuole, che desidera.
Una volta uno mi ha detto che i ragazzi da noi si curano stando con noi... e non sapeva quanto avesse ragione... perché la capacità di creare legame/legami, di legare le pulsioni, è una capacità dell'io di poter rappresentare. 
Per questo pure sono stati importanti tutti i discorsi fatti con tutti loro a cena, a colazione, mentre si preparavano per andare in piscina o al mare... la vicinanza nei momenti di sofferenza, che non va mai in vacanza, la nostalgia silenziosa per qualcuno che non c'è più, i momenti in cui il mondo proprio non lo si capisce e sembra di avere una testa vuota e che fa male...
sempre ci si deve parlare con i ragazzi, sempre si cercano rappresentazioni per loro di ciò che si agita dentro. Altrimenti ci sarebbero solo mute azioni senza l'altro.
Lo diciamo durante l'anno agli operatori che arrivano che quando non c'è pensiero i ragazzi mettono in scena, drammatizzano i vissuti del gruppo. In campeggio, in un setting mobilissimo, questo è stato vero costantemente.. ma pensato, discusso, detto.

Un altro piano su cui ci siamo tutti confrontati è stato quello del piacere. La vacanza è un piacere, la scoperta di piaceri nuovi, così che la società organizza questi luoghi di villeggiatura come motori del desiderio. Cosa vuole dire avere una decina di macchine del desiderio in piena adolescenza messe nell'ingranaggio di un motore del desiderio?
Vuol dire addio al piacere.
I nostri ragazzi quando stanno male... e molti di loro soffrono nella loro mente, non provano piacere. Hanno grossi desideri irrevocabili, definitivi sempre e mai, strazianti, in una folle e cieca corsa. Ma non provano piacere.
Potrebbe essere la regola, il padre, il nome del padre, chiamiamolo come volete, io direi l'astensione, a far scivolare dolcemente un desiderio in un piacere. Il piacere è quando mi riesco a rappresentare qualcosa che voglio, a differenziarmi dalla realtà che lo possiede e che mi impedisce un'immediata soddisfazione, a rappresentare questa soddisfazione in cui nasce anche il tempo futuro, il progetto... e poi, solo poi... il poi del piacere. 
Il piacere è nell'astensione insomma.
I nostri ragazzi, se lasciati a se stessi, al loro dramma, non si astengono. Godono nell'immediato senza neanche troppo godimento. Scivolano stando in bilico a progetti sempre incerti di realizzazione e muoiono dentro se qualcosa non c'è subito per loro. Ottenuta la cosa, senza soddisfazione ricadono nel meccanismo impellente delle loro pulsioni.
Portarli a gustare una cena tutti insieme.
far pensare loro quanto domani sarà bella quella passeggiata al mare.
Interrompere un gioco la sera per trovarlo il giorno dopo... cullarselo poco prima di andare a dormire per portarlo con sé nei sogni.
Questo sono stati questi sette giorni.
Ma forse il momento più bello è stata un'ora di grazia in un primo pomeriggio dopo pranzo, il tavolo ancora apparecchiato, sotto l'ombra della pineta. Qualche ragazzo si era fermato a parlare con noi, aspettando di scendere in piscina per il bagno...
Noi abbiamo iniziato a parlare di libri e chiedendomi cosa leggevo ho iniziato a leggere a tutti quanti Pasolini.
E' stato molto emozionante per me.

sabato 23 agosto 2008

camping

Domani mattina si parte per il campeggio. Siamo tutti molto felici. io particolarmente stanco debbo ancora fare le valigie. Ho scritto finora di una cena fatta con E. e T.
Sto aspettando qualcosa, o per lo meno questa è la sensazione... Vivere con tutto il gruppo per diversi giorni... altro che fine del divano o modifiche del setting.... 

giovedì 21 agosto 2008

ultime riflessioni

ciò che una comunità non deve essere.
un luogo per la repressione per chi ha pensieri diversi. luogo chiuso. cure sanitarie. assetto gerarchico. isolamento.
ciò che una comunità deve essere.
sistema aperto. luogo di trasformazione ad assetto gruppale. organizzazione democratica. reinserimento sociale.

l'aggressività nel neonato si manifesta nella quantità di opposizioni che gli si presentano.

mercoledì 20 agosto 2008

il pranzo

Alla fine il pranzo è andato ed è pure andato bene. G. e A. sono arrivati presto e hanno passato tutto il giorno qui con noi e con i ragazzi. La loro presenza è tranquilla e discreta... legano bene con tutti quanti... e questo credo sia importante... la sensazione di stare in un gruppo che lega... gruppi potenzialmente sempre più grandi... perché la mente di un adolescente difficile funziona come un gruppo che non lega, come ci dice sempre Tito.
E loro stanno con noi e si curano - non serve tanto altro.
Bisognava vederli, tutti a tavola per cinque ore seduti a parlare tutti insieme. Prima uno poi un altro, a prendere la scena, a stare tranquilli quando i grandi parlano... poi a giocare in giardino, contenti pure se con la coda dell'occhio s'accorgono che li guardi!
E la rappresentazione di un gruppo che comunica è già parte di un prendersi cura di una mente che soffre... una grossa parte direi.

martedì 19 agosto 2008

se stasera sono qui

Dal caldo stasera sono uscito a farmi due passi. Ero a casa da solo e pensavo al pranzo di domani. Vengono in struttura G. e A.
San Lorenzo ha qualcosa di accogliente che tranquillizza l'animo in ogni angolo di strada. Mi piace la mattina, quando le signore vanno al mercato... ma la sera è bellissima se la immagini in bianco e nero. Sarà cambiata, non sarà più quel quartiere popolare che era... ma è sempre bellissimo. E poi stare a lamentarsi perché una cosa cambia è stupido.
Che voglia di cambiare che c'è in me... cantava Battiato!
E subito sono al punto. Questa grande voglia di cambiare che mi ha spinto a pensare le due strutture insieme in un'unica grande struttura a Tivoli. Ad Oriolo lascerei tanti affetti... ma non è solo la nostalgia... forse sono stato un pò impulsivo. Adeso, da quando il comune di Roma ha ripreso a pagare, le cose vanno decisamente meglio. Questo periodo di difficoltà ci ha uniti tutti quanti. Alcuni è vero non ce l'hanno fatta. Ma abbiamo guadagnato un legame... quello fra di noi. Il legame, sappiamo... perché è il nostro modo stesso di lavorare... è la meta di ogni pulsione, quando si fa rappresentazione e affetto. 
E rieccoci agli affetti. Andare a Tivoli è un altro affetto, un legame che si è stabilito con alcune persone, che sta crescendo piano piano, ma è sempre forte. In un legame uno c'ha pure paura di perdere qualcosa... non stai tanto a pensare a cosa verrà ad arricchire un'esperienza.
Perché allora sono tanto titubante?
Forse il timore di sentirmi troppo legato... di legarci tutti troppo?
Vediamo un pò come andrà il pranzo di domani... anche se questa sarà la strada e noi continueremo a concentrarci sempre di più sul nostro più profondo legame... i nostri affetti!