Che dire?!
Questi primi sette giorni sono andati bene... non ci siamo limitati a far vacanza... e quando mai! Possiamo dire d'avere anche molto lavorato con i nostri ragazzi.
E' sempre così in qualche modo. C'erano i gruppi delle due strutture insieme e questo stare insieme ha funzionato... ma solo lavorando sulle modalità e sui riferimenti teorici di ognuno di noi. Le strutture hanno regole simili, ma se due cose fossero proprio la stessa cosa non sarebbero due. Fortunatamente ci sono state diversità. Credo che vedere i grandi legare fra loro (c'è da dire che noi siamo anche tutti amici) fa bene ai ragazzi. I momenti più critici sono stati infatti proprio quelli in cui noi non eravamo d'accordo e magari c'è voluto quella mezz'oretta di riflessioni e discussioni in comune per sbloccare una situazione.
Questi credo siano momenti molto importanti, nei quali i ragazzi non solo acquisiscono un metodo, chiamiamolo democratico, di decisione, ma il gruppo lavora facendo da modello alla nascita di un altro psichismo dei ragazzi.
Mi spiego meglio.
L'adolescente al limite funziona come un gruppo che non comunica. Diciamo semplificando che la parte che sa le cose non parla con la parte che vuole, che desidera.
Una volta uno mi ha detto che i ragazzi da noi si curano stando con noi... e non sapeva quanto avesse ragione... perché la capacità di creare legame/legami, di legare le pulsioni, è una capacità dell'io di poter rappresentare.
Per questo pure sono stati importanti tutti i discorsi fatti con tutti loro a cena, a colazione, mentre si preparavano per andare in piscina o al mare... la vicinanza nei momenti di sofferenza, che non va mai in vacanza, la nostalgia silenziosa per qualcuno che non c'è più, i momenti in cui il mondo proprio non lo si capisce e sembra di avere una testa vuota e che fa male...
sempre ci si deve parlare con i ragazzi, sempre si cercano rappresentazioni per loro di ciò che si agita dentro. Altrimenti ci sarebbero solo mute azioni senza l'altro.
Lo diciamo durante l'anno agli operatori che arrivano che quando non c'è pensiero i ragazzi mettono in scena, drammatizzano i vissuti del gruppo. In campeggio, in un setting mobilissimo, questo è stato vero costantemente.. ma pensato, discusso, detto.
Un altro piano su cui ci siamo tutti confrontati è stato quello del piacere. La vacanza è un piacere, la scoperta di piaceri nuovi, così che la società organizza questi luoghi di villeggiatura come motori del desiderio. Cosa vuole dire avere una decina di macchine del desiderio in piena adolescenza messe nell'ingranaggio di un motore del desiderio?
Vuol dire addio al piacere.
I nostri ragazzi quando stanno male... e molti di loro soffrono nella loro mente, non provano piacere. Hanno grossi desideri irrevocabili, definitivi sempre e mai, strazianti, in una folle e cieca corsa. Ma non provano piacere.
Potrebbe essere la regola, il padre, il nome del padre, chiamiamolo come volete, io direi l'astensione, a far scivolare dolcemente un desiderio in un piacere. Il piacere è quando mi riesco a rappresentare qualcosa che voglio, a differenziarmi dalla realtà che lo possiede e che mi impedisce un'immediata soddisfazione, a rappresentare questa soddisfazione in cui nasce anche il tempo futuro, il progetto... e poi, solo poi... il poi del piacere.
Il piacere è nell'astensione insomma.
I nostri ragazzi, se lasciati a se stessi, al loro dramma, non si astengono. Godono nell'immediato senza neanche troppo godimento. Scivolano stando in bilico a progetti sempre incerti di realizzazione e muoiono dentro se qualcosa non c'è subito per loro. Ottenuta la cosa, senza soddisfazione ricadono nel meccanismo impellente delle loro pulsioni.
Portarli a gustare una cena tutti insieme.
far pensare loro quanto domani sarà bella quella passeggiata al mare.
Interrompere un gioco la sera per trovarlo il giorno dopo... cullarselo poco prima di andare a dormire per portarlo con sé nei sogni.
Questo sono stati questi sette giorni.
Ma forse il momento più bello è stata un'ora di grazia in un primo pomeriggio dopo pranzo, il tavolo ancora apparecchiato, sotto l'ombra della pineta. Qualche ragazzo si era fermato a parlare con noi, aspettando di scendere in piscina per il bagno...
Noi abbiamo iniziato a parlare di libri e chiedendomi cosa leggevo ho iniziato a leggere a tutti quanti Pasolini.
E' stato molto emozionante per me.