La cooperativa Il Funambolo onlus gestisce una casa famiglia e atri progetti per l'adolescenza . Si occupa di problematiche adolescenziali, lì dove si verificano interruzioni del percorso evolutivo del giovane soggetto. Impostiamo il nostro lavoro considerando la struttura un setting terapeutico globale e facciamo riferimento alle teorie di Winnicott, Green e Chan. Seguono qui racconti e riflessioni di confine... fra chi lavora, come il lavoro gli vive dentro e qualcos'altro...
martedì 29 dicembre 2009
Capodanno
Siena.
Con pernottamento a san Gimignano. Festeggeremo la mezzanotte con i ragazzi in piazza. Sembra che a Siena ci sia un concerto di Carmen Consoli.
- Posted using BlogPress from my iPhone
sabato 26 dicembre 2009
Foto anche nel sito
Ecco le foto
Il presentatore ha posto domande molto interessanti ai rappresentanti delle istituzioni del territorio della VT4 e a quelli del privato sociale.
mercoledì 23 dicembre 2009
Aspettando le foto
Faremo in modo di postarle quanto prima.
- Posted using BlogPress from my iPhone
lunedì 21 dicembre 2009
La caravella
La presentazione
Il libro racconta e raccoglie una serie di storie liberamente ispirate da interviste che l'autore ha svolto che alcuni dei nostri ragazzi.
La serata è stata condotta da Pino Ciociola, giornalista dell'Avvenire e scrittore. Sono interveuti il sindaco di Oriolo Romano, Italo Carones, il sindaco di Capranica Oroni, L'assessore alle politiche sociali di Capranica Pietro Nocchi e Cecilia Marzoli, vicesindaco di Ronciglione, nonché il Presidente della comunità montana Angelo Cappelli.
Sono intervenuti altresì l'autore, Marco Di Francesco, Giuseppe Baldi, della casa editrice la Caravella, Il vicepresidente della cooperativa Epoché Stefano Ciucci e il presidente Tommaso Romani.
Insieme abbiamo riflettuto sul lavoro di aiuto agli adolescenti in difficoltà e sul ruolo della politica e del rapporti fra associazioni ed enti locali.
QUI trovate l'introduzione al libro.
Ringraziamo tutti i partecipanti alla serata e speriamo di poterla riproporre presto anche a Roma.
domenica 20 dicembre 2009
Presentazione
In questo momento a Capranica staranno sistemando le sedie per accogliere gli ospiti di questa sera.
Vi ricordo l'appuntamento alle 18.30 nell chiesa di San Francesco. Conduce gli ospiti attraverso questi anni di lavoro un giornalista dell'Avvenire. Saranno presenti, per ripercorrere questi anni, il sindaco di Capranica e di Oriolo Romano, l'assessore alle politiche sociali di Ronciglione nonché esponenti della Provincia di Viterbo.
Vi farò sapere più tardi qualcosa di più e spero domani di poter pubblicare qualche foto della serata.
venerdì 18 dicembre 2009
Libro
Ultime ore
Ieri siamo andati a conoscere i servizi sociali di Livorno, per stabilire un eventuale rapporto di collaborazione con loro. Abbiamo trovato persone molto competenti e profondamente umane.
Stasera va in vacanza il progetto di compagno e ci salutiamo con una cena tutti insieme.
mentre ieri sera è toccato agli operatori della casa famiglia salutarsi per le feste.
martedì 15 dicembre 2009
libro
La serata di presentazione dovrebbe essere organizzata come un piccolo talk show. Presenta un giornalista dell'Avvenire.
Ultimo aggiornamento. La Comunità Montana dei Cimini ci ha chiesto di replicare la presentazione in una loro sede a gennaio.
domenica 13 dicembre 2009
Lavori in corso
Abbiamo fatto la proposta per prendere questa nuova casa a Capranica... speriamo bene. Sabato abbiamo la serata di presentazione del libro.
In altre parole... lavori in corso.
mercoledì 9 dicembre 2009
Libro
sabato 7 novembre 2009
Prossimamente
giovedì 9 luglio 2009
la segretezza
La segretezza in quanto fenomeno transizionale e parte costitutiva del processo adolescens.
“Tra l’inchiostro che si infiltra
e la carta avida di berlo,
il pennello conferisce un senso”
.
E’ nota l’importanza che gli oggetti transizionali e i fenomeni transizionali ricoprono nello sviluppo del bambino piccolo. Da qui siamo partiti e abbiamo seguito il pensiero di Winnicott nella definizione dell’area intermedia, per rintracciare una cornice nella quale poter iscrivere l’esperienza della segretezza.
Abbiamo poi riflettuto su quanto questa esperienza fondamentale possa essere altresì collegata al processo adolescens, come è fondato nel pensiero di Gutton, in quanto esperienza collegata all’organizzazione strutturante il pubertario. Da ultimo abbiamo collegato il significato di segretezza ad una difesa rispetto a ciò che nel pubertario è angoscioso e perturbante, il corpo in metamorfosi sempre secondo Gutton, assimilandola alla discrezione.
Winnicott (1951) arriva a definire “l’area dell’illusione” tramite l’osservazione diretta. Osserva che c’è un primo possedimento molto importante per i bambini e i loro genitori. Lo chiama “primo possedimento non-me”.
Sono questi oggetti altri (non-me appunto) che vengono intrecciati nel proprio schema personale. La loro origine è molto primitiva, sono legati a forme di esperienza auto-erotica. In questo contenitore sono iscritti i primi contatti con oggetti esterni, come il lembo della coperta, o il balbettio. Ma quale funzione ricoprono queste esperienze?
Da queste esperienze può emergere un fenomeno particolare (“magari un batuffolo di lana o l’angolo della coperta o piumino, o una parola o una canzoncina o un manierismo”)
che diventa fondamentale per il funzionamento mentale del bambino. L’autore lo chiama oggetto transizionale e ha un valore di difesa rispetto ad angosce di tipo depressivo.
Seguendo Davis e Wallbridge ricordiamo che il luogo teorico dell’oggetto transizionale è la zona d’illusione. “Non è né me, né non me.”
Questo è un paradosso che ha valore di per sé e lo stesso Winnicott sostiene che non si può porre la domanda al bambino se l’oggetto transizionale è stato concepito da lui o l’ha trovato fuori di sé.
Fondamentale per comprendere questo discorso è la differenza con il simbolismo. Seppure il lembo della coperta è simbolico di un oggetto parziale come il seno, ciò che importa rispetto all’oggetto transizionale è tuttavia proprio la sua realtà. Significa la madre, ma è importante che non sia la madre.
Quando usa il simbolismo un bambino sa già distinguere fra oggetti interni e oggetti esterni. Mentre l’oggetto transizionale è ciò che pone il bambino in grado di accettare queste differenze.
Un altro interessante confronto è quello con l’oggetto interno kleiniano.
L’oggetto transizionale non è un oggetto interno (che è un concetto mentale). E’ un possesso. E tuttavia per il bambino non è nemmeno esterno.
Winnicott pone fortemente l’accento su un territorio di confine.
Il bambino può usare un oggetto transizionale solo quando ha un oggetto interno abbastanza buono ( non troppo persecutorio). Ma questo oggetto interno dipende, per quanto riguarda le sue qualità, dall’oggetto esterno, seno e ambiente in generale. Se l’insuccesso dell’oggetto esterno persiste, quello interno non riesce ad assumere nessun significato per il bambino. E dunque anche l’oggetto transizionale diventa senza alcun significato. Dunque l’oggetto transizionale può significare il seno esterno, ma solo attraverso il suo significato di seno interno.
Infine l’oggetto transizionale non è mai sotto un controllo magico, come l’oggetto interno, né assolutamente senza controllo come la madre reale
.
Vediamo di entrare maggiormente su questo confine nel quale si iscrivono il fenomeno e l’oggetto transizionale. Vediamo più da vicino come viene definita questa area intermedia o zona d’illusione.
Il bambino non ha nessuna possibilità di procede dal principio di piacere a quello di realtà e di superare l’identificazione primaria, se non è assistito da una madre sufficientemente buona.
La madre all’inizio con il suo adattamento quasi perfetto offre al bambino la possibilità di illudersi. C’è un’immediata risposta al bisogno... tanto che non c’è bisogno, nulla manca.
Potremmo definirla fase del controllo magico. L’onnipotenza è allora quasi un fatto di esperienza.
Il fattore evolutivo sta tutto nella possibilità che la madre deluda gradualmente il bambino, ma questo non sarà possibile se prima non ci sia stata una sufficiente illusione.
L’illusione sta nel rapporto fra ciò che viene oggettivamente percepito e ciò che viene soggettivamente creato.
L’area intermedia è dunque l’area che viene concessa al bambino tra la creatività primaria e la percezione oggettiva basata sulla prova di realtà.
“I fenomeni transizionali rappresentano le prime fasi dell’uso dell’illusione, senza la quale non vi è per l’essere umano nessun significato nell’idea di relazione con un oggetto che è percepito come esterno.”
In altre parole vi è al principio una sovrapposizione fra ciò che la madre offre e ciò che il bambino può concepire. Il bambino concepisce il seno solo nella misura in cui lo può concepire lui stesso in quel luogo in quel momento.
Se tutto va bene da questo processo di delusioni e frustrazioni comincia la fase che chiamiamo svezzamento.
Ogni essere umano compie un continuo sforzo per mettere insieme le due realtà e questo compito è alleviato da questa area intermedia.
In ultima istanza possiamo ritenere che nella misura in cui questa distinzione dentro-fuori venga a vacillare, la possibilità di ritirarsi in questo spazio sia funzionale alla psiche umana.
Novelletto introduce il fenomeno della segretezza come caratteristica generale del sé adolescente e indica nella prima adolescenza la riviviscenza di fenomeni transizionali. Di fenomeni appunto più che di oggetti, in quanto in adolescenza la concretezza dell’oggetto transizionale non è più importante e fornisce l’appoggio sul quale il fenomeno transizionale, nel suo significato evolutivo, può dispiegarsi.
La qualità dell’oggetto e la sua funzione rispetto all’aspetto fenomenico, in questa fase evolutiva, vanno altresì incontro a vicissitudini diverse. La qualità sensoriale, continua Novelletto, è legata “alle fluttuazioni degli investimenti pulsionali” e così ha a che fare soprattutto con l’attività e le fantasie masturbatorie. Dunque quando questo possesso non-me è facilitato dall’aspetto sensoriale-concreto è connesso all’identità corporea.
Mentre l’aspetto fenomenico-processuale definisce le esperienze fondamentali del sé. Queste esperienze permettono all’adolescente di sperimentarsi “in uno spazio segreto all’interno del sé e attorno al quale il sé può differenziarsi.
”
All’autore sembra interessare maggiormente questo aspetto organizzatore dell’esperienza, definendolo attraverso lo spazio intermedio creato dal fenomeno transizionale.
La segretezza, il segreto, sono custodi del sé e l’identità personale durante soprattutto la prima adolescenza ha bisogno di questo particolare rifugio. Come al principio, la distinzione fra realtà interna e realtà esterna sembra vacillare. Qualcosa di perturbante è intervenuto sulle sicurezze del mondo infantile. Qualcosa minaccia l’esistenza stessa del pensiero, la possibilità che ci si integri in quanto soggetti della propria esperienza.
Novelletto parla di confusione di identità assimilabile ai processi di depersonalizzazione, come se una parte di sé guardasse un’altra parte sottoposta alle spinte maturative. Come se bisognasse essere in grado di lasciare cadere alcune parti di sé e integrarne delle altre, nuove, relative ad un corpo in angoscioso cambiamento. E lasciar andare un certo tipo di rapporto con gli oggetti originari: ma parlare di distacco equivale a parlare di depressione. E infatti qui è possibile per la prima volta rimpiangere epoche andate, l’infanzia che fu.
Questo distacco ci sembra poter essere assimilato alle prime frustrazioni subite dal bambino. Seguendo Winnicott potremmo parlare di delusione, lì dove l’illusione stava in qual rapporto magico (che poi rimanderà all’area intermedia) con la realtà esterna, l’oggetto originario, che ora bisognerà allontanare.
La segretezza ci sembra così poter essere assimilabile in quanto esperienza da una parte a ciò che custodisce e lascia rigenerare un’esperienza soggettiva fondamentale. Da un altro punto di vista vorremmo porre l’accento sugli aspetti regressivi del segreto come area intermedia di rinnovata illusione.
Ci sembra interessante per approfondire questo passaggio metterlo in relazione con il pubertario e con la discrezione per come ne parla Gutton.
Seguiamo dunque l’autore francese cercando di valutare se fosse possibile iscrivere questa esperienza, in quanto fenomeno transizionale, in ciò che questo ci dice sul processo adolescens
. Se fosse possibile, ci sembrerebbe interessante poter descrivere la segretezza anche alla luce di un suo ruolo fondante nella crisi adolescens, in quanto approfondire è anche il dire lo stesso, ma da un altro punto di osservazione.
Consapevoli del terreno difficile su cui si stiamo avventurando cerchiamo di seguire da vicino P. Gutton.
Come coordinate di questa breve ricognizione ci riferiamo al suo lavoro su “psicoterapia e adolescenza”. Gutton al principio segna dei punti rispetto alla dialettica fra identità e cambiamento.
Dunque: la pulsione sessuale ha infine trovato la sua meta.
Questo fatto porta alla nascita di sistemi psichici definiti dall’autore arcaici genitali.
Sempre questo fatto porta alla rottura nella continuità del soggetto con la propria infanzia. “Il pubertario è il mio modo di designare questa trasformazione”
.
L’adolescente è come trascinato fuori dal suo io e dalla sua legge (l’arcaico genitale mette in scacco io e super-io come istanze moderatrici della nevrosi infantile). Il punto è che tutto ciò chiama il funzionamento psichico ad uno sballottamento tra pulsionalità e narcisismo, esempio di regressione necessaria per rielaborare l’edipo o per provocare vicoli ciechi nello sviluppo.
Qui vediamo come la pubertà si verifichi innanzitutto come una profonda crisi che getta la sua ombra innanzitutto sulla soggettività stessa.
E dunque come può l’adolescente ritrovare in questa novità una diversa identità? Qui Gutton ci dice che “per entrare nella regressione e per uscirne è necessaria una terza figura. Senza di essa l’arcaico genitale invece di essere fonte di creazione, è caos.”
Qui ritroviamo l’oggetto transizionale, che ha il vantaggio di essere al tempo stesso pulsionale e narcisistico.
Vediamo come l’autore proponga una definizione dell’oggetto terzo, in senso generale, come mediatore tra due poli opposti
.
Novelletto propone come riferimento il fenomeno, in quanto esperienza fondante. Qui la strada va verso un custodire la propria identità, mentre si assiste ad una vera e propria rivoluzione, in cui qualcosa va perduto. Entrambi i passaggi ci sembrano assimilabili all’esperienza dell’illusione-delusione, nella quale le prime fasi dell’io del bambino si strutturano sulla mancanza, sulla frustrazione, appoggiandosi ad uno spazio terzo effettivamente mediatore.
Ma nel nostro discorso l’aspetto che maggiormente ci interessa non è tanto la mancanza, sulla quale si strutturerà l’io, quanto piuttosto il drammatico impatto fra realtà interna e realtà esterna e la funzione che l’area intermedia ha rispetto a questa dinamica.
Gutton prosegue, rispetto a questo oggetto terzo, dicendo che il processo di elaborazione adolescens è sinonimo dei transfert delle scene pubertarie, “che sono per definizione legate ad un Altro”
.
Questo punto ci interessa particolarmente perché sia nel passaggio illusione-delusione, sia nel momento della segretezza che nell’elaborazione adolescente del corpo che si genitalizza ne va di sé e dell’altro.
Per essere possibile questa elaborazione deve avere come premessa un “formidabile” lavoro di allucinazione negativa.
In sintesi
: se l’inconscio esercita una pressione considerevole sul preconscio, questo sarà particolarmente impegnato e saturo di queste fantasie eccitanti. Se al contempo il preconscio è debole, tanto fragile sul confine interno quanto su quello esterno, la forza esercitata dalle percezioni esterne eserciterà una pressione considerevole. Il risultato è che gli elementi del preconscio si confondono con quelli degli stimoli esterni... ma come due treni lanciati a tutta velocità l’uno come l’altro senza semafori e senza freni.
“Il rischio è quello dell’esplosione, dell’implosione, della frammentazione, della dispersione, o dello scoppio dell’io, sia esso soggettivo o oggettivo. L’allucinazione negativa è una difesa fondamentale, che scatta per impedire la collisione”.
Perché la sua funzione, come dice Green, è quella di mandare al deposito uno dei due treni, di stabilire uno spazio bianco permettendo al soggetto di non essere il luogo di questo potenziale drammatico impatto. Sospende.
Questo sembra essere assimilabile ad un processo psichico che presiede alla creazione dello spazio intermedio, transizionale. Anche il passaggio alla segretezza potrebbe essere inserito, ci sembra, in questo processo, lì dove l’adolescente “parcheggia” per un pò la percezione esterna
e si dedica alle sue rappresentazioni interne
.
Potremmo dire che nell’elaborazione adolescens, così come in parte nella segretezza, nella misura in cui l’inconscio rischia di collassare sulla realtà esterna, l’adolescente deve arrivare a distinguere fra pressione interna e l’oggetto esterno (genitoriale).
Anche nel fenomeno transizionale è presente questa difesa per impedire la collisione.
Ci ricorda Winnicott che “il compito dell’accettazione della realtà non sia mai terminato, che nessun essere umano si liberi dallo sforzo di collegare la realtà interna con la realtà esterna, e che tale sforzo venga alleviato da un’area intermedia che è indiscussa”
Da ultimo ci si concedano un paio di fermate intermedie. Arrivati a questo punto, che è poi un incrocio fra diversi sentieri, la nostra riflessione osserva il paesaggio ma senza proseguire oltre.
Sul territorio dell’area intermedia abbiamo incontrato l’esperienza fondamentale della segretezza. Abbiamo provato ad assimilarla ad una parte dell’elaborazione adolescens, provando ad associarla ad una necessità difensiva rispetto al pubertario. Ci è sembrato che la segretezza potesse essere a sua volta fondata su quanto gutton riporta dell’allucinazione negativa.
Sarebbe a questo punto interessante vedere i sentieri che collegano ciò che fonda il pubertario, questo corpo che cambia e si fa genitale, ma anche estraneo, perturbante, fonte di alienazione, Altro, con i primi possedimenti non-me. Come se appunto, alla base di questo tipo di esperienze critiche della soggettività, il corpo stesse come l’oggetto da possedere delle primissime relazioni con l’oggetto nell’infanzia.
Un segreto da custodire dunque. E nella “confusione delle lingue” (come la definisce Gutton parafrasando Ferenzi), in cui consiste la pubertà, la discrezione è d’obbligo.
In adolescenza è difficile “chiamare gatto un gatto”
.
giovedì 18 giugno 2009
copertina brochure
Cena nel borgo medioevale
programmato per 03 luglio 2009 alle 20:00 fino a 04 luglio 2009 alle 00:00
Posizione: Borgo Medioevale, Piazza degli Angeli, Ronciglione, Italy
http://www.facebook.com/event.php?eid=79747254356
Partecipanti: <riccardo.bolo@gmail.com>
beneficenza,sociale,adolescenza,casafamiglia
Festa di autofinanziamento della coop. Epoché. Il ricavato della serata sarà utilizzato per la ristrutturazione della casa famiglia di Oriolo Romano.
http://www.facebook.com/event.php?eid=79747254356
lunedì 11 maggio 2009
Cena ai borghi medioevali di Ronciglione.
La cena è su invito. C‘è un biglietto dal costo modico, 15 euro. Seguirà a breve il menù della serata. Interverranno alla cena alcune autorità delle istituzioni del territorio, nonché molti amici e persone appassionate d‘adolescenza.
Francesca e Stefano stanno coordinando l‘organizzazione della serata affinché sia più accogliente possibile, mentre Riccardo organizza l‘intrattenimento.
Il ricavato della serata sarà utilizzato dalla coop. per iniziare alcuni lavori di ristrutturazione nelle case famiglia di Oriolo Romano (ad esempio: bagno, pittura, mobili, etc...)
Vi informeremo prossimamente sugli invitati e sulla scaletta della serata.
Speriamo che l‘adesione sia piena e appassionata e come sempre vi ringraziamo e vi abbracciamo.
giovedì 5 marzo 2009
la madre morta
Problema del Lutto. Non madre morta reale, ma immago che si crea nella psiche del bambino in seguito alla depressione materna, trasformando l‘oggetto vivente in una figura lontana e inanimata.
La madre morta è dunque una madre che resta in vita, ma è morta psichicamente agli occhi del bambino piccolo e che impregna molto profondamente gli investimenti narcisistici e oggettuali.
La teoria psicoanalitica comunemente condivisa ammette due idee:
1.il momento fondamentale della strutturazione dello psichismo è la perdita dell‘oggetto, avvenimento nel corso del quale si istaura un nuovo rapporto con la realtà. Il principio di realtà ha il sopravvento sul principio di piacere, purtuttavia garantendolo.
2.la seconda idea è quella di una posizione depressiva.
Quest‘idea congiunge un dato dell‘osservazione con uno teorico. Passaggio che gioca un ruolo strutturante nell‘evoluzione psichica del bambino.
Un soggetto che ignora la depressione è più disturbato di uno occasionalmente depresso.
Il padre morto e la madre morta
Totem e Tabù sottolinea la funzione strutturante del padre morto nella nascita del Super-io. Super -io, Legge e Simbolico sono un insieme legato alla castrazione e alla sublimazione come destino delle pulsioni. Il lutto sottostante questo concetto non fa nessun riferimento alla perdita della madre e del seno.
L‘Edipo va concepito sia in termini genetici che strutturali. La funzione strutturale implica una funzione costitutiva dell‘ordine psichico, programmata dai fantasmi originari. La psicoanalisi francese ha seguito questo concetto di struttura.
Green propone una concezione strutturale dell‘angoscia di castrazione organizzata intorno a due paradigmi.
L‘angoscia di castrazione è fondata come quella che sussume l‘insieme delle angoscie legate alla “piccola cosa distaccata dal corpo“. La castrazione è sempre evocata nel contesto di una ferita corporea.
Quando si tratta della perdita del seno, del seuper-io, il contesto non è mai cruento. In questo caso la distruttività non ha nulla a che vedere con una mutilazione sanguinante. Essa ha i colori del letto. Nero, come nella depressione grave, che potremmo ricondurre all‘odio che si coglie nell‘analisi dei depressi. Green sostiene l‘ipotesi però che il nero sia qui un derivato del bianco, del vuoto, che sottende alla depressione e all‘odio, bianco, come una ferita narcisistica., una perdita subita al livello narcisistico.
La serie Bianca: allucinazione negativa, psicosi bianca, tutti relativi alla patologia del vuoto. Sono il risultato della rimozione primaria, un disinvestimento radicale massiccio e temporaneo che lascia tracce nell‘inconscio in forma di buchi psichici, successivamente riempiti da reinvestimenti come espressione della distruttività liberata da questo indebolimento dell‘investimento erotico.
L‘odio ha dunque un nucleo primario nel disinvestimento dell‘oggetto primario materno.
il complesso della madre morta
Il complesso della madre morta è un rivelazione del transfert. Quando il soggetto si presenta in analisi, lamenta dei sintomi che sottintendono dei conflitti più o meno intensi con gli oggetti. La depressione che non si è tradotta in una forma clinica esploderà solo nel tranfert. Profonda problematica narcisistica e impotenza.
Questa depressione di transfert sta ad indicare la ripetizione di una depressione infantile.
Il tratto essenziale di questa depressione è che si determina in presenza dell‘oggetto. lui stesso assorbito in un lutto. La madre si è depressa. La tristezza della madre e il calo di attenzione nei confronti del bambino sono evidenti.
Si produce un cambiamento brusco, mutativo dell‘imago materna. In principio le cose andavano pure bene per il bambino, ma poi è intervenuta la catastrofe. Il disastro si limita ad un nucleo freddo, che lascia un marchio sugli investimenti erotici del bambino. Questo trauma narcisistico comporta oltre ad una perdita brusca e non preannunciata dell‘amore, anche una perdita di senso. Il piccolo bambino non possiede nessuna spiegazione di ciò che è avvenuto.
Tutto ciò diventa ancora più grave se il complesso della madre morta avviene in concomitanza con la scoperta del terzo, il padre. Come se il bimbo fosse portatao a interpretare la comparsa del nuovo investimento come la causa del disinvestimento materno.
Il soggetto rimane appeso tra una madre e un padre inaccessibile.
La prima difesa a cui ricorrerà il bimbo sarà il disinvestimento dell‘oggetto materno e l‘identificazione con la madre morta. Disinvestimento da parte degli oggetti ma anche delle rappresentazione che equivale ad una morte psichica senza odio. Il suo risultato è la formazione di un buco nella trama delle relazioni d‘oggetto con la madre.
La madre continua ad occuparsi del figlio, ma senza amarlo.
L‘altra direzione del disinvestimento è l‘identificazione con l‘oggetto secondo una modalità primaria. Questo è l‘unico mezzo per ristabilire un unione con la madre.
Perdita di senso: la costruzione del senso di cui il piacere è la causa e il garante è crollata di colpo. Senza ragione. L‘oggetto sconosciuto del lutto della madre e il padre che sono presenti nella triangolazione del bambino si condensano a formare un edipo precoce.
Questa situazione è prodotta dalla perdita di senso e impegna un secondo fronte: lo scatenamento di un odio secondario, mette in azione desideri di incorporazione regressiva e posizioni anali a tinte sadico maniacali. L‘eccitamente auto-erotico, ricerca di un piacere puro che resta segnato da una reticenza ad amare l‘oggetto.
c‘è una dissociazione precoce fra corpo e psiche. L‘oggetto è ricercato per la sua capacità di provocare un piacere, senza capacità di amare e condividere.
La ricerca di un senso perduto struttura lo sviluppo precoce delle attività fantasmatiche dell‘io. Coazione a pensare.l‘unità compromessa di un io ormai bucato si manifesta con un grande impegno artistico e culturale. Ci troviamo di fronte al tentativo di padroneggiare la situazione traumatica. Ma questo controllo è votato all‘insuccesso. Il soggetto rimarrà vulnerabile sul piano affettivo.
“esiste solo il sentimento di una prigionia che spossessa l‘io da se stesso e lo aliena in una figura irrappresentabile“. Destino di una madre che continuamente muore, come una maledizione che ci perseguita e dalla quale non ci si libera mai.
E‘come se gli oggetti del soggetto rimangano sempre ai confini dell‘io, né totalmente fuori, né totalmente dentro, sempre ricercati e impossibili da introiettare perché sull‘io si stende l‘investimento della madre morta.
Il centro è occupato dalla madre morta.
Il buco che sta al posto della madre fa temere la solitudine, come se il soggetto fosse sempre sul punto sprofondarci. Tutto ciò che si osserva intorno a questo nucleo si organizza con un triplice scopo:
Mantenere l‘io in vita.
Rianimare la madre morta.
Competere con l‘oggetto del lutto nella triangolazione precoce.
(Per ora posto questa prima parte come prova. Faccio seguire il seguito in settimana.)
domenica 15 febbraio 2009
inconscio
Giustificazione
Freud inizia a parlare del diritto di ammettere l‘esistenza di una psiche inconscia e di poter lavorare scientificamente in base a questa ipotesi. Prove dell‘esistenza dell‘inconscio. Ci sono degli atti psichici che possono essere spiegati solo presupponendo altri atti che non sono testimoniati dalla coscienza.
Il punto è che molte idee o atti sono elaborati non dalla coscienza e non si possono attribuire ad essa.
Qui F. parla degli atti mancati, dei sogni, dei sintomi, delle idee improvvise e di una certa creatività.
Ciò che chiamiamo sapere cosciente si trova per lunghi periodi in uno stato di latenza, di inconsapevolezza psichica. Diventa ad esempio incomprensibile la critica all‘esistenza dei processi inc. se si considerano tutti i nostri ricordi. Infatti un ricordo latente è il residuo inequivocabile di un processo psichico. L‘ipotesi che tutto inizia e finisce nella coscienza sembra essere dunque solo una convenzione che non fa procedere di molto la ricerca.
Gli atti psichici latenti hanno dunque un carattere psichico e si differenziano dalla coscienza proprio perché in quegli atti possiamo dire che manca la coscienza.
E‘ come se tutti gli atti che osservo in me, ma che non sono attribuibile alla mia vita psichica cosciente, dovessero essere attribuiti ad un‘altra persona. Ma questa ipotesi che si basa su un‘inferenza non ci porta logicamente alla scoperta dell‘inconscio, ma di un‘altra coscienza dentro di noi. Gli atti psichici di cui parla F. non sono un‘altra coscienza, ma si caratterizzano proprio in base al fatto di non avere gli attributi della coscienza.
Paragonare la conoscenza del mondo esterno tramite gli organi di senso con quella del mondo interno. Freud, seguendo Kant, ci dice che non è lecito mettere la coscienza al posto del processo psichico inconscio che invece ne è l‘oggetto. Così come la conoscenza del mondo esterno è trasformata dalla percezione soggettiva e la cosa in sè rimane inconoscibile. Così anche la realtà psichica non è tale e quale ci appare, anche se l‘ggetto interno è più conoscibile di quello esterno.
I diversi significati dell‘inconscio e il punto di vista topico.
Il non essere conscio è solo uno degli aspetti dello psichico ma che non esaurisce l‘intero psichico. L‘inconsncio contiene atti latenti che sono solo temporaneamente inconsci e che non differiscono in nulla da quelli consci e processi rimossi che si discostano da quelli consci.
Un atto psichico attraversa due fasi tra le quali è interpolata una specie di controllo: censura.
Nella prima fase l‘atto è inconscio e appartiene al sistema inc. se la censura non lo fa passare si dice che è rimosso e rimane nell‘inc. Se supera questa prima fase entra nella seconda e fa parte del sistema C.
Ma ancora non ha un rapporto univoco con la coscienza. Dunque a patto che intervengano determinate condizioni esso può diventare oggetto della coscienza, senza particolari resistenze. Per ora è ancora in grado di diventare coscienza. Questa capacità di coscienza prende nome preconscio (Prec.)
Topica dei processi pischici, nella quale si indica per qualsiasi atti psichico entro quali sistemi esso si svolge.
Due ipotesi:
1.passaggio di una rappresentazione dal sistema inc a C come passaggio di luogo (la rappresentazione è trascritta nuovamente e rimane in entrambi i sistemi)
2.passaggio della rappresentazione come cambiamento meramente funzionale.
Ma parlare ad un paziente di una sua rappresentazione rimossa, farla entrare nella coscienza, non cambia niente. La rimozione rimane fino a quando la rappresentazione non è legata ad una traccia mnestica inconscia.
Forse queste due ipotesi sono inadeguate.
(E‘ interessante lo schema di Tito sulla rappresentazione inc di cosa e la rappresentazione di parola. E‘ la parola il legame fra rappresentazione e traccia mnestica. Deve comunque esserci una pulsione che si rende alla parola e si fa affetti)
Sentimenti inconsci
Ci sono rappresentazioni inconsce. Ma ci sono anche pulsioni e sentimenti inconsci?
Una pulsione non può mai diventare oggetto della coscienza, mentre solo l‘idea che la rappresenta lo può. Ma anche nell‘inc. la pulsione è ancorata ad una rappresentazione. Se non fosse sotto forma di un qualche affetto non sapremmo nulla su di essa.
Può anche capitare che un impulso affettivo sia percepito, ma misconosciuto. La rimozione di ciò che lo rappresenta l‘ha costretto a congiungersi a un‘altra rappresentazione.
Qui diciamo che l‘impulso affettivo è inconscio, ma non è l‘affetto ad essere inconscio, mentre è stata invece rimossa la sua rappresentazione. L‘uso del termine “affetto inconscio“ si riferisce piuttosto ai destini nei quali è incorso il fattore quantitativo della pulsione in seguito alla rimozione. Questo destino può essere di tre tipi. O l‘affetto rimane immutato - o si trasforma in qualcosa di diverso qualitativamente; angoscia - oppure esso viene represso e il suo sviluppo bloccato.
Ogni volta che la rimozione riesce a reprimere un affetto noi diciamo che quell‘affetto è inconscio. Un affetto inconscio è in qualche modo solo una possibilità, qualcosa che non ha potuto dispiegarsi, mentre una rappresentazione rimossa rimane tale e quale nel sistema inc.
Questo diviene importante se consideriamo che in un individuo normale il sistema C. controlla l‘affettività e la motilità. Sebbene la padronanza dello sviluppo affettivo sia comunque meno salda. E‘ come se nella vita i due sistemi C e inc si combattessero una guerra per il controllo del mondo affettivo. In questo caso è molto importante quel territorio di confine che è il Prec. In linea di massima la regola è questa: un affetto non si esprime finché non è riuscito a conquistarsi qualcosa di nuovo che lo rappresenti nel sistema C.
Topica e dinamica della rimozione
Dunque la rimozione è un processo che si riferisce alle rappresentazioni poste al confine fra inc e Prec.
La rappresentazione rimossa conserva la sua capacità di azione nel sistema inc e dunque avrà pure conservato il suo investimento. Dunque cosa gli è stato propriamente sottratto? Ciò ce cambia è che viene meno un investimento preconscio. Sembra tra l‘altro che la rappresentazione non venga ri-trascritta, ma ci sia una trasformazione degli investimenti (ipotesi funzionale).
Ma se la rimozione è originaria, cioè una rappresentazione che non ha mai ricevuto nessuna forma di investimento dal prec... cosa succede? E soprattutto perché la rapresnetazione allora non prova all‘infinito a uscire dall‘inc se comunque viene da questo sempre ri.investita?
Freud fa l‘ipotesi di un controinvestimento con il quale il sistema prec si difende dall‘assalto della rappresentazione inconscia. Qui si aggiunge un altro punto di vista oltre a quello topico e dinamico, quello economico che osserva le quantità di energia in uso e in movimento.
Isteria d‘angoscia:
L‘angoscia compare senza che il soggetto se ne accorga e possa dire da cosa proviene. C‘era un impulso amoroso che cercava di introdursi nel sistema prec. ma l‘investimento del sistema prec appunto se ne è ritirato. Dunque l‘investimento libidico inconscio della rappresentazione è stato risospinto nell‘inc e si è scaricato sotto forma di angoscia. Invece l‘investimento fuggitivo (quello del prec) si è diretto verso una rappresentazione sostitutiva. Questa rappresentazione sostitutiva nel C si pone a garanzia della rappresentazione rimossa.
Il processo i rimozione deve ora inibire l‘angoscia derivante dalla formazione sostitutiva. Avviene così che tutta la zona associata con questa rappresentazione sostitutiva viene ora investita di un investimento particolarmente intenso di modo che se vengono eccitati punti periferici di questa struttura l‘angoscia che ne deriverà fungerà da campanello di allarme per impedire nuove angosce. Questi punti periferici proteggono la rappresentazione sostitutiva dagli eccitamenti, ma mai dalle pulsioni che arrivano dalla connessione con la rappresentazione rimossa. Questa struttura si chiama fobia.
Dunque il sistema C ora previene l‘attivazione della rappresentazione sostitutiva mediante il controinvestimento dell‘ambiente che la circonda, così come prima si era garantito dalla comparsa della rappresentazione rimossa tramite il controinvestimento della rappresentazione sostitutiva. Ciò che Freud ci fa notare è che continua il processo di formazione di sostituti mediante spostamento.
Tutto ciò è come se fosse un muro rispetto all‘influenza dell‘inconscio. E ci fa notare come attraverso qeusto meccanismo di difesa si è proiettato all‘esterno il pericolo pulsionale. La libertà personale viene sacrificata, ma il meccanismo di rimozione riesce in qualche modo ad arginare l‘angoscia.
Nell‘isteria di conversione invece la rappresentazione rimossa si trasforma in sintomo.
Come nella rappresentazione sostitutiva, anche il nel sintomo troviamo insieme l‘espressione della meta del moto pulsionale da un lato e dall‘altro i meccanismi difensivi e punitivi del sistema C.
Nella nevrosi ossessiva il controinvestimento del sistema C viene in primo piano con molta evidenza. Esso provvede alla prima rimozione e diventa il punto attraverso il quale si fa strada la rappresentazione rimossa.


