Epoché non è certo un'organizzazione che fa politica. Abbiamo sempre ritenuto importante che la nostra attività si reggesse soprattutto sul nostro lavoro. Dunque la vita della cooperativa, del gruppo, si basa sul lavoro e di questo si vive.
Ma certo non è tutto qui. Come una famiglia che lavora e guadagna del proprio lavoro, ma ad un certo punto si accorge che per crescere meglio i figli deve crescere anche lei.
Anche perché la nostra attività, in seconda battuta, è immersa nelle istituzioni. Con esse collabora, risente del ritardo dei pagamenti e dello scarso investimento della politica nella dimensione dell'aiuto.
Finché non ci si rende conto appunto che questo lavoro di per sé non è sufficiente più. Si fanno bilanci mensili per tenere sotto controllo le spese, si cercano sempre nuove collaborazioni, nuovi spazi. Si continua ad approfondire un modello di lavoro, una metodologia nella convinzione che la dimensione di aiuto all'adolescente in difficoltà debba avere dei contenuti scientifici, condivisibili, vertici teorici dai quali osservare. Da tutto ciò deriva inevitabilmente un'identità sempre più decisa, stabile. Dei limiti anche, perché il nostro gruppo si occupa di un campo specifico in un modo specifico e non di altro. Tutto questo il gruppo lo crea e lo approfondisce e circolarmente, dalla teoria, è reso un gruppo più forte, più capace di legame.
Negli ultimi tempi così ci siamo aperti al territorio, non quello con cui lavoriamo, con il quale già sono in piedi legami lavorativi. Ma il territorio nel quale viviamo. Nel quale la casa famiglia fa la spesa, manda i ragazzi a scuola, passeggia e respira.
Forse per noi questo è il senso della visita di ieri mattina all'assessore delle politiche sociali della provincia di Viterbo, Paolo Bianchini.
Lacoste nera a maniche lunghe l'assessore ci aspettava nel suo ufficio viterbese. Parlare con i politici è importante, ma sicuramente i nostri incontri con loro sono sempre rari. Ci andiamo proprio quando ce lo sentiamo dentro, insomma.
Abbiamo discusso con profondità e sincerità del nostro tipo di lavoro e del desiderio che ha la nostra cooperativa di aprirsi a legami importanti sul territorio. I consigli dell'assessore direi che sono stati buoni. E proprio in questa direzione, nella creazione di realtà più ampie abbiamo trovato una certa convergenza... E simpatia.
Forse innanzitutto è stato utile ragionare insieme sull'importanza di consociarsi, di creare gruppi sempre più grandi, fatti di molteplici realtà che condividono un obiettivo importante. Quello di una promozione sociale, del ruolo educativo, sociale e anche politico di associazioni come la nostra.
Insomma siamo andati a casa soddisfatti e cominciamo da subito a tessere questi legami.
Tra breve metteremo in moto la macchina del trasloco, che ci porterà a Capranica. Verso Natale abbiamo in mente di festeggiare quest'evento, con una bella inaugurazione, con molti inviti e tanti amici per la presentazione della nuova casa famiglia.
Chissà che non sia proprio quello un primo momento nel quale allargare il discorso, nel quale condividere le nostre scelte e il nostro "stile" con altri amici che lavorano in situazioni simili. Chissà che non ne venga fuori un altro gruppo.... Che non ne nasca una realtà importante nel territorio.
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La cooperativa Il Funambolo onlus gestisce una casa famiglia e atri progetti per l'adolescenza . Si occupa di problematiche adolescenziali, lì dove si verificano interruzioni del percorso evolutivo del giovane soggetto. Impostiamo il nostro lavoro considerando la struttura un setting terapeutico globale e facciamo riferimento alle teorie di Winnicott, Green e Chan. Seguono qui racconti e riflessioni di confine... fra chi lavora, come il lavoro gli vive dentro e qualcos'altro...
venerdì 17 settembre 2010
Un gruppo di gruppi. L'incontro con l'assessore.
domenica 5 settembre 2010
Propedeutici riferimenti
Dando un'occhiata qui
vi vorrei dare un'idea di alcune riflessioni che precedono il lavoro prossimo venturo e segnano la somma dei pensieri estivi con alcuni amici della cooperativa.
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